La Storia ed il Futuro del Sagrantino di Montefalco

Tappe Fondamentali nella Storia del Sagrantino

La tradizione vinicola di Montefalco risale al Medioevo, grazie ai monaci benedettini che, con la loro opera, bonificarono queste terre impiantando alcuni dei più antichi vitigni umbri, tra cui il sagrantino.

Risale al 16esimo secolo invece il primo documento ufficiale che cita il nome del vitigno, custodito nell’archivio notarile di Assisi.

Alcune ipotesi sull’origine del nome Sagrantino ci indicano che l’uva era coltivata dai frati francescani che ne ricavavano un passito destinato ai riti religiosi, da cui sembra abbia origine da “sacer” il nome Sagrantino.

Dall’anno 1540, è un’ordinanza comunale a stabilire la data ufficiale d’inizio della vendemmia a Montefalco, ricorrenza rispettata ancora oggi grazie alla Confraternita del Sagrantino, che ogni settembre raduna in piazza migliaia di persone per la cerimonia di inaugurazione ufficiale della vendemmia.

Ad inizio Ottocento, lo storico Serafino Calindri nel suo saggio descrive la zona intorno a Montefalco come un luogo di produzione di alcuni dei migliori vini dello Stato Pontificio.

Nel 1925 alla Mostra enologica dell’Umbria, la cittadina di Montefalco era definita centro vinicolo più importante della regione: “Montefalco occupa il primo posto nella cultura del vigneto specializzato con un prodotto medio annuo di 65 quintali d’uva per ettaro”.

Negli anni Sessanta invece la vecchia tradizione del Sagrantino passito sembrava essere scivolata nell’oblio, il mercato sembrava lo stesse dimenticando e lo stesso vitigno stava per essere abbandonato dai viticoltori, fu allora che nacque il Sagrantino secco.

La vendemmia del 1972 rappresentò la prima prova di vinificazione di Sagrantino secco riscontrando già un importante successo con il riconoscimento della Doc che arriva nel 1979, seguito nel 1992 dalla Docg.

La Zona

Il territorio consentito per la produzione di Sagrantino Montefalco Docg comprende i comuni di Montefalco, Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo.

Si tratta di una zona molto piccola con terreni che degradano dolcemente lungo i profili collinari con altitudini dai 220 ai 472m dei rilievi più elevati.

La vendemmia solitamente avviene nel mese di Ottobre e una volta vinificato il Sagrantino richiede un invecchiamento di almeno 33 mesi, di cui almeno 4 in bottiglia per disciplinare.

Il Tour

Insieme al Consorzio di Montefalco ho avuto modo di svolgere un dettagliato tour di 3 giorni visitando numerose cantine della zona, capendone le varie sfaccettature di territorio, di approccio alla sostenibilità e soprattutto di approccio stilistico ai vitigni autoctoni.

Il Trebbiano Spoletino è infatti l’altro vitigno principe della zona, è a bacca bianca, e dona dei vini di gran carattere e sapidità.

Il Sagrantino per conformazione di varietà è un vino dotato di un importante trama tannica e grado alcolico che si equilibrano, ma che lo rendono comunque un vino importante da pasto con secondi di carne a smorzarne il carattere.

La sua versione passita è ancora oggi prodotta da numerose aziende, ma in piccole quantità ed essendo un vino dolce rimane letteralmente un dulcis in fundo da fine pasto per condividere la storia del Sagrantino, storia che si riflette anche come caratteristica distintiva della varietà poiché anche in versione passita presenta un carattere grintoso in quanto a trama tannica presente e che permette, se gestita bene, di equilibrare la parte dolce del passito.

Altra interessante sfaccettatura è la versione rosé del Sagrantino, adottata negli ultimi anni dalle aziende e che personalmente apprezzo poiché utilizza il carattere e la freschezza del vitigno per avere un plus in una tipologia, come quella dei rosati, per la quale difficilmente si riesce a dare una conformazione precisa (vedi gran parte dei rosati toscani senza carattere).

Scendendo più nel dettaglio sulle peculiarità che ho trovato durante il tour sono stati in primis l’attenzione per l’accoglienza, sempre più cantine a Montefalco hanno capito il potenziale per lo sviluppo dello stesso vino.

Da questo concetto nascono cantine splendide (sia strutturalmente sia a livello di proposte per gli enoturisti da visitare) come il Carapace di Castelbuono, Cantine Briziarelli, Col Santo, Terre De La Custodia, Tenuta Bella Fonte e tante altre.

Altra peculiarità è lo stile del Sagrantino, molte cantine sono tutt’oggi ancorate ad uno stile tradizionale, dettato da importanti estrazioni in vinificazione con lunghe macerazioni che portano a dei vini, una volta affinati in botte, potenti, strutturati e tannici da bere dopo innumerevoli anni dalla messa in commercio.

Altre aziende, con un approccio più moderno, stanno puntando ad ottenere, attraverso macerazioni più brevi e affinamenti con impatto minore del legno in quanto a sentori, maggior equilibrio e bilanciamento tra trama tannica (tipica del Sagrantino) e facilità di beva.

Quest’ultima filosofia è quella che ritengo più attuale ed è quella che secondo me prenderà sempre più spazio nei prossimi anni considerando il gusto del pubblico che è cambiato e sta cambiando tuttora e che predilige quindi vini, non snelli e magri, ma sicuramente più facili da approcciare e da bere.