Romagna: terra di emozioni e tradizione

Quando si dice lavorare con passione e avere l’opportunità di visitare posti unici?
È stato questo il mio ultimo viaggio in Romagna dove, in collaborazione con il Consorzio Vini di Romagna, sono partito da Faenza, precisamente da Villa Abbondanzi, splendida residenza neoclassica circondata da meravigliosi giardini popolati da fenicotteri, alla scoperta della tradizione enogastronomica di questa terra. Prima tappa: Osteria la Baita, nel centro di Faenza.


Il pranzo di benvenuto è stata l’occasione per fare la conoscenza di alcuni vitigni del territorio, su tutti, l’Albana per i vini bianchi il Sangiovese di Romagna per i rossi.
L’Albana è un vitigno a bacca bianca che risale ai tempi dei Romani e si pensa che il nome derivi proprio dai Colli Albani dove è iniziata la sua diffusione.
La particolarità riscontrata nei vari assaggi dell’Albana sta proprio nel mantenere corpo e struttura e nel bilanciarla con la sua tipica vena acida che dona equilibrio al vino.
Questa vena acida risulta fondamentale anche nelle versioni passite per far acquisire ai vini freschezza e facilità di beva.


Il Sangiovese è invece il principe dei vitigni a bacca rossa in Romagna e viene utilizzato per la DOC per almeno l’85%, anche se molte aziende stanno cominciando ad utilizzarlo in purezza.
La sua zona di produzione comprende 55 comuni divisi nelle 4 Province: provincia di Bologna, Forlì/Cesena, Ravenna e Rimini.
Viene solitamente diviso in una piramide qualitativa che parte dal basso con il Romagna Sangiovese DOC, poi il Romagna Sangiovese DOC Superiore ed infine il Romagna Sangiovese DOC Sottozone.

Stili di vino differenti che nascono con obiettivi differenti.
Il Romagna Sangiovese DOC generalmente valorizza la parte più fragrante e vivace del vitigno e punta molto sulla facilità di beva. Il Superiore si distingue per un affinamento maggiore di 4 mesi e presenta solitamente maggior corpo e tessitura. Infine il Romagna Sangiovese DOC Sottozone è frutto dei Sangiovesi prodotti nelle 12 sottozone del Romagna selezionate tra le parcelle più rinomate e che esprimono il Sangiovese di Romagna di maggior complessità e finezza.
Durante i vari pranzi e le varie cene queste differenti tipologie di Sangiovese di Romagna sono stati perfetti per l’abbinamento con carni rosse, selvaggina e piatti di pasta fresca romagnola, come i cappelletti o i tortelloni al ragù. La sua vera forza rimane a mio parere la versatilità di abbinamento con la cucina.


Il viaggio dopo questo primo pranzo è proseguito in una delle cantine più conosciute di questa parte di regione: Umberto Cesari.
È stata un’esperienza molto interessante, un’occasione per conoscere una cantina importante, anche dal punto di vista dell’estensione vitata, e per visitare la zona di cantina, con tanto di macchinari di ultima generazione per la selezione ottica degli acini di vendemmia ed un laboratorio attrezzato al meglio per eseguire campionature ed analisi, in modo da controllare tempestivamente il processo evolutivo dei vini.


Dopo la visita, c’è stato spazio anche per un bellissimo assaggio di alcuni vini di altri produttori che fanno parte del Consorzio Vini di Romagna, come Palazzone di Maggio e Poderi delle Rocche.

Dopo la degustazione, il tour è proseguito a Dozza, un piccolo e delizioso borgo Medievale (uno dei “Borghi più Belli d’Italia”) a sud di Bologna, a 6 km da Imola, posto sul crinale di una collina che domina la valle del fiume Sellustra scendendo dolcemente verso la via Emilia.
A Dozza, l’arte si fa paesaggio urbano ed arreda i muri delle case, le strade e le piazze, dando colore e luce ad ogni angolo del paese. Un vero e proprio museo a cielo aperto, in cui si possono ammirare oltre un centinaio di opere realizzate da nomi prestigiosi dell’arte contemporanea.
In questo gioiello architettonico, abbiamo avuto il piacere di cenare a “La scuderia di Dozza”, il ristorante davanti alla meravigliosa Rocca della città dove da padrona l’ha fatta la pasta fatta in casa, tipica del territorio. Ovviamente, abbinata con i vini delle aziende locali; un piccolo assaggio di quello che avremmo fatto l’indomani: un vero e proprio laboratorio incentrato sulla pasta fatta a mano.


Come anticipavo, la pasta e il vino sono stati i protagonisti della seconda giornata di tour, con la visita al museo e una Cooking class a Villa Artusi: il primo centro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domestica italiana. Inaugurata in nome di Pellegrino Artusi nel 2007, è aperta a tutti coloro che vogliono approfondire la cultura e la pratica della cucina domestica.

All’interno dello splendido complesso monumentale della Chiesa dei Servi, sapientemente ristrutturato, la Casa permette di far fare al visitatore un percorso coerente legato al cibo, che avvalora il sapere e il saper fare, nei due luoghi simbolici dell’opera artusiana famosa nel mondo: la biblioteca, dove sono conservati i documenti e i libri di Artusi, e la scuola di cucina dove si organizzano corsi, team building, lezioni per appassionati e cuochi. Proprio lì abbiamo avuto l’onore di poter partecipare ad un corso sulla sfoglia fatta in casa.

I più appassionati certamente sapranno che la tradizione della pasta emiliana si è diffusa in tutto il mondo, grazie anche al certosino lavoro delle “Sfogline”, donne dalle mani d’oro che preparano tortelli, tagliatelle, lasagne e tutti i piatti della tradizione. Grazie a questo focus (dove abbiamo messo letteralmente le mani in pasta!) ho avuto l’occasione di vedere quanto lavoro c’è dietro ad un apparente semplice primo piatto italiano. La sfoglia viene preparata e stesa sapientemente: forza, manualità e tanta passione dietro ad ogni boccone. Un’esperienza indimenticabile, senza tralasciare gli abbinamenti ai vini.

Successivamente ci siamo spostati a Podere dal Nespoli dove, con Adriano di Cantina Social, abbiamo fatto una diretta per raccontare la nostra esperienza insieme al Consorzio di Romagna e per fare un approfondimento sui vitigni del territorio: Albana e Sangiovese (ovviamente degustandone alcuni di cui potete approfondire tutti i dettagli nei miei canali Instagram e Facebook).
A conclusione di una giornata ricca di storia e tradizione, la cena all’enoteca “Cà de Bè”: location unica con una vista che arriva a scorgere le luci della costa (nonostante il tempo non ci abbia assistito molto).


I pensieri alla fine di questo tour sono diretti ed emozionali come è stato il viaggio stesso in Romagna, una terra che dona tanto sia attraverso le materie prime sia attraverso le persone, che sono il vero cuore pulsante che valorizza questa terra.
Se dovessi esprimere il viaggio attraverso due concetti utilizzerei “tradizione” ed “impegno”. La tradizione che viene preservata, mantenuta e tramandata in ogni sua forma, e l’impegno, con l’entusiasmo delle nuove generazioni nel voler di riportare in auge il vino romagnolo partendo da un importante selezione in vigneto.
Per chi volesse vedere più nel dettaglio quello che è stato questo Tour vi lascio il link al mio canale Instagram dove troverete un Reel dedicato al viaggio.